Studio Mangiatene tutti # dentro-fuori
Il progetto completo Mangiatene tutti # dentro – fuori si sostanzia nella creazione di un’opera teatrale, in particolare di due spettacoli basati su un’unica struttura drammatica. Quella della passione di Cristo che diventa racconto di una città e di un carcere. Il lavoro prende vita in due contesti sociali ed umani differenti: il dentro – con un gruppo di attori, detenuti nella Casa Circondariale di Poggioreale; il fuori – con un gruppo di attori professionisti.
debutto > 20 giugno 2007
Teatro Mercadante - Napoli
Mangiatene tutti # FUORI
con Andrea de Goyzueta, Francesca De Nicolais
Giuseppe Papa, Giovanni Prisco, Fabio Rossi
suono Giuseppe Stellato
ideazione scene e costumi Pino Carbone e Francesca De Nicolais
ideazione, testo e regia Pino Carbone
in collaborazione con Officinae Efesti e con Emozioni Napoli
Aprire una questione, è l’intento di questo progetto. La questione è la città (in questo caso Napoli), ma soprattutto il rapporto di questa con un luogo chiuso, un luogo di detenzione. Un Carcere. Ma anche il rapporto con l’avvenimento tragico, con l’avvenimento violento che diventa motore e oggetto di analisi. Non bisogna però confondere la città col discorso che la descrive. Eppure tra l’una e l’altro c’è un rapporto. Il racconto e la rappresentazione.
Racconto: Una possibile storia da raccontare, potrebbe essere quella di Cristo. Potrebbe ricordare un lungo Calvario o richiamare ad una sofferta Passione. La storia non è solo nei fatti, ma in significati e sensi che possono unire una data condizione, l’avvenimento quotidiano, tragico, volgare, banale, ai Vangeli.
Rappresentazione: In scena dei corpi, degli esseri, che si “sforzano” di raccontare una storia. Questi esseri appaiono come rinchiusi in un luogo aperto. Sembra che siano costretti ad interagire tra di loro, come fossero in cattività. Cristo si lascia fare. Si lascia percorrere. Non si oppone e, quando ci riesce, non si lamenta. Viene coinvolto in un ritmo, dove lo spazio, i corpi, si percuotono dando vita ad un’ossessione, un terremoto, un rituale, alla possibilità per una madre di comunicare con il proprio figlio morente e inconsapevole. Il figlio che viene portato in processione, come quelle dei battenti alla festa della Madonna e, poi viene sacrificato. La sua carne scoppia e brucia così come scoppiano e si dissolvono le relazioni e la energie di una città che si annulla quotidianamente in gesti senza senso, preferendo sempre di più il niente al pensiero. I colori e i suoni viscerali come sempre non fanno politica ma teatro e le autorità vestono bene nel non dialogo con la bestia che non riescono a domare. Cristo è bestiale, nella misura in cui non è domabile dalle autorità ma soltanto punibile. Tuttavia la punizione non è soltanto il punto finale del racconto, ma motore della recitazione e gioco di riflessione.
Mangiatene tutti # DENTRO
con i detenuti della Casa Circondariale di Poggioreale: Roberto De Bustis Figarola,
Massimo De Masi, Antonio Madonna, Alessandra Sessa, Pasquale Spatuzzi
suono Giuseppe Stellato
laboratorio Pino Carbone e Patrizia Giordano
ideazione, testo e regia Pino Carbone
in collaborazione con Officinae Efesti e con Emozioni Napoli
progetto promosso da Il carcere possibile, onlus in collaborazione con Mercadante Teatro Stabile di Napoli, Direzione della Casa Circondariale di Poggioreale e Camera Penale di Napoli
L’intento di questo progetto è aprire una questione sullo scarto che passa tra la quotidianità e la reclusione. Tra la città e il rapporto di questa con un luogo chiuso, un luogo di detenzione che è al suo interno e che ne costituisce,
per assurdo, un fuori, un occhio esterno. La reclusione, quindi, diventa un paradosso, un terreno su cui si gioca una dialettica dentro-fuori.
Un’idea, un punto di partenza. Il laboratorio, il carcere, il teatro. Una cava da cui attingere materiali. Il quotidiano, scontato, lento, da trasformare in poesia, in linguaggio. Un gruppo o forse un branco, per senso di appartenenza, dei compagni, percuotono lo spazio per richiamare l’attenzione. Uno di loro deve essere lasciato solo, deve iniziare il suo calvario. Qualcuno ha deciso che somiglia ad un Cristo. Una ninnananna serve a confortarsi, a passare il tempo, ma si trasforma subito in una protesta, urlata, contro una parete invisibile. La quarta parete che, almeno oggi, deve crollare. Si sceglie il traditore, perché il racconto deve andare avanti. Tre croci devono essere costruite, la tavola va sparecchiata perché abbiamo bisogno di un monte e poi “sta accumincian ‘a via Crucis”. Un’assurda processione. Quattordici tappe accompagnano il Cristo dall’arresto fino all’assegnazione del padiglione e del numero di “stanza”. Cristo sale sul Golgota, la vittima sul patibolo, l’attore su un elemento della scenografia, Antonio più semplicemente su un tavolo. Al suo fianco i due ladroni, La madre, scomodamente seduta ai suoi piedi, esterna il suo dolore in uno dei “colloqui settimanali”. Giuda è inquieto perché lo aspetta una punizione. Ma potrebbe non essere così, almeno in questo gioco. Almeno a teatro.
Pino Carbone