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Hopa oct/prigione su tela

FINALISTA AL PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE
DANTE CAPPELLETTI 2005 Teatro Valle - Roma


con Andrea de Goyzueta, Giovanni Del Monte, Stefano Guarente, Francesco Guarino, Fabio Rossi, Massimiliano Rossi
partitura luci Sara Cangemi
realizzazione video Luigi Pingitore
allestimento scenico Roberto Crea
progetto Andrea de Goyzueta e Pino Carbone
testo e regia Pino Carbone

Hopa Oct/prigione su tela è il secondo capitolo di un progetto ispirato alla tragedia del teatro Dubrovska di Mosca dell’ottobre 2002, basato stavolta sulla disinformazione e sulla censura che hanno caratterizzato quell’evento.
Uniche informazioni dalla Russia sono le immagini; le versioni ufficiali delle autorità sull’accaduto non fanno altro che alimentare dubbi e sospetti sull’intera vicenda…

Tra le pieghe di una narrazione fantastica emergono delle pause, dei vuoti incolmabili; uniche informazioni dalla Russia sono le immagini. Le versioni ufficiali delle Autorità sull’accaduto non fanno altro che alimentare dubbi e sospetti sull’intera vicenda. Ci si domanda perché nessuna delle giovani donne del commando abbia azionato la cintura da kamikaze di cui era dotata e soprattutto perché l’accesso agli ospedali sia stato per giorni vietato ai parenti delle vittime, ai media, a chiunque potesse diffondere informazioni non controllate.
Se i fatti non sono illuminati da cronache sapienti e resoconti acclarati meglio sfumarli nel nero puro dell’ombra, dove la scena depotenziata della prigione apre su un abisso che per noi è la tela bianca di un pittore.
Hopa Oct è quello che noi leggiamo ma non vediamo; i passaggi censurati di uno spartito cancellato, una prigione senza le consolidate certezze del meccanismo teatrale. Esso vive sulla mancanza di riferimenti della realtà odierna.
Questa mancanza si trasferisce sulla scena con sapienti “intermittenze” giocate da chi, deluso dalla storia, disegna arabeschi non finiti. Se il lettore di giornale rimane a bocca asciutta, è giusto che si senta tale pure lo spettatore.
Questa volta portiamo in scena le pause, i bui, i silenzi, i passaggi emotivi, le zone d’ombra di cui la vicenda abbonda. L’assoluta mancanza di notizie è la fonte da cui attingiamo. Rappresentare la disinformazione senza ipotesi forzate.
Passi di danza, momenti video, musica, irruzioni sonore, veri e propri contorni di action painting non costituiscono la chiave d’accesso alla verità, ma l’ordito che il teatro assembla intorno al nulla.
Nessuna forma espressiva è inutile, se tutte concorrono a registrare un gioco perverso.
I performers giocano e mimano la confusione della realtà: danzatori inchiodati a poltrone da platea, ridicoli attacchi claustrofobici, la necessità di partorire per riempire il vuoto, personaggi intimiditi da sguardi esterni sono alcune delle atmosfere di Hopa Oct.
La confusione della realtà ci allontana dalla verità. Tuttavia, crediamo, che un po’ di verità pur si disveli in questo gioco. Mistero e visioni danno scacco matto ai fatti, stagliandosi però su di essi.